L'importanza della dinamicità
Inizio la mia avventura nel mondo del vino da quando a circa 4 anni, mio nonno (omonimo) mi porta con lui a vendemmiare. Non era tanto, lui faceva il suo vino per diletto e per piacere. Ricordo di aspettare ogni anno con frenesia la vendemmia, al pari se non più del Natale. Erano giornate lunghe, faticose per chi lavorava, divertenti per me che scoprivo nuove cose e mangiavo quei chicchi ed assaggiavo quel succo così dolce. La festa, i profumi inebrianti, i rumori dei saltarelli del vecchio torchio mi sono rimasti dentro… indelebili.
I diversi periodi trascorsi tra alcuni dei più prestigiosi territori nazionali e tra le griffe più importanti a livello mondiale mi hanno instillato il desiderio sempre più grande di ricerca continua.
Oggi, l’esperienza al centro ed al nordest della nostra penisola stimola la volontà di continuare a sperimentare e conoscere nuovi territori e storie di uomini, fatica e terra.
L'essenzialità della formazione
Ho continuato a nutrire e coltivare nuovi progetti. Tra questi spicca la messa a dimora di un piccolo vigneto a circa 800 m s.l.m. sul quale sono state piantate diverse varietà per sperimentare nuove tecniche produttive ed affinare la coltivazione e successiva vinificazione di vini in quota.
Sempre più il futuro spinge verso la ricerca di nuovi territori spostando la quota di coltivazione sempre più in alto.
Dopo il master presso il MIB di Trieste in wine business management, ho iniziato a collaborare ed approfondire nuovi aspetti tecnologici presso l’università di Udine. Per approfondire nuove tecniche di chiarifica, l’utilizzo delle attività dei microrganismi e l’intelligente sfruttamento delle nuove frontiere di prodotti biotecnologici.